domenica 23 giugno 2013

I commenti al post sulla disabilità

Il caldo mi ha sfiancato, scusate, e non ho avuto l'educazione di rispondere ai commenti al post sulla disabilità. Quindi mi ci metto subito:

Partiamo da Sportelloutenti

Giustissimo quello che dici, ma parliamo anche di pregiudizi che ci sono nei confronti del disabile "certificato" tale. Se sei su una sedia a rotelle, cieco, insomma se la tua disabilità è visibile non fa paura come quando è "invisibile". Prendi me: disabile al 100%, laurea in economia e commercio, presenza, andavo ai colloqui e facevo un figurone, ma poi? Dove sta il trucco? Appena dicevo che soffro di epilessia, vedevi lo sgomento e la sorpresa in volto. E poi tanti saluti. Non fosse stato per un concorso pubblico con le quote di riserva addio posto di lavoro nuovo e soprattutto a tempo indeterminato a 42 anni suonati dopo la chiusura della ditta dove ho lavorato per 10 anni. E' vero, come dici tu. che ad essere laureati (materie economiche e giuridiche) e disabili eravamo in 10. Ma il pregiudizio non lo sconfiggi solo con le leggi. E con questi chiari di luna se parlo a qualche persona nella mia situazione della normativa sul lavoro per i disabili non mi stupisco se mi sento rispondere; "sei matta, e poi dove lo trovo uno che mi assume" e ti senti raccontare storie di discriminazione sull'ambiente di lavoro da brividi.
La 104 applicata sul serio sarebbe bello. Ma lo puoi fare solo con reali politiche di sostegno e sviluppo della economia in generale: la 104 smetterà di essere i 3 giorni per il lavoratore e obblighi e vincoli per il datore di lavoro.
Hai ragione: si deve tornare tutti a scuola, io disabile per prima
Elisa


Ecco Elisa, tu sei stata vittima dell'incompetenza in materia e dell'ignoranza dei selezionatori del personale. Un selezionatore in gamba trovandosi davanti una persona epilettica di 42 anni, laureata e con 10 anni di esperienza avrebbe dovuto fare carte false per assumerla... Le persone con epilessia e diabete nel campo delle categorie protette sono quelle più "appetibili" da chi, ovviamente, è preparato sulla materia. Per il fatto della laurea: concorsi pubblici non ce ne sono tanti, per laureati ancora meno. Eppure quando qualche anno fa furono pubblicati alcuni concorsi per categorie protette diplomate i posti non furono riempiti per mancanza assoluta di idonei. Allora non è valsa la pena laurearsi? 

Murasaki

Soldi, soldi, soldi. Una delle basi del problema è questa. Ma non è l'unica, perché tempo fa c'erano più soldi ma non c'erano le scuole per il sostegno (cioè, per istruire adeguatamente chi avrebbe fatto l'insegnante di sostegno) o quelle che c'erano venivano chiuse e gli insegnanti di sostegno scelti dalle graduatorie permanenti dei precari, o "formati" con il corsetto trimestrale o semestrale. Formazione molto generica, immagino. E mi sono sempre domandata anch'io perché tutti i certificati sono uguali davanti alla legge, quando invece tutti trovano normalissimo mandarti al reparto ortopedico se ti rompi una gamba e a cardiologia se invece hai un infarto.
Funziona (o meglio NON funziona) esattamente come la legge Basaglia. O anche la 194, se vogliamo: ottimi propositi di base, e poi coniugare il verbo arrangiarsi. Prima ancora che i soldi, a volte mi sembra che manchi il buon senso.


Soldi. Quando ce n'erano sono stati sprecati, e ora non ci sono più. Non manca solo il buon senso, manca la competenza in materia, soprattutto per come è stato strutturato il sostegno.

Fiordicactus

 Ne parlavo qualche giorno fa, riguardo all'inserimento all'asilo del nipotino con "grave ritardo del linguaggio". La neuropsichiatra, ha detto che non firmava carte per la richiesta del sostegno perché il bambino non ne ha bisogno, le maestre dell'asilo (anziane tutte e due hanno due tipi di approccio quasi agli antipodi), ho sentito che in Svezia ai bambini così, già in età di asilo nido insegnano il linguaggio dei segni e mandano anche una delle insegnanti a imparare il linguaggio dei segni . . . in pratica, non solo gli insegnanti, come dice Noisette, sono soli, ma anche i genitori che (la mamma) ha dovuto fare lei da "sostegno" fino a Natale, è rimasta in classe tutti i giorni per mediare fra le maestre e il bambino. Tra l'altro le maestre avevano paura che diventasse violento, mentre è un bimbo affettuoso (e adesso se lo spupazzano tutte e due) solo che non parla . . . ma comunica in altri mille modi.
Mi chiedevo, in base a certe mie esperienze, se un caso così, per un periodo breve non sarebbe stato meglio in quelle che una volta erano le scuole "speciali" dove pochi bambini erano seguiti da una maestra molto specializzata! Ma, come al solito, mi è stato spiegato che poi si formano i ghetti . . . ma, altre esperienze, so che in certi casi, se non c'è l'orario del "sostegno" molti di questi ragazzi vengono affidati alla bontà d'animo dei bidelli o messi davanti una televisione.
Economa, scusa . . . tu hai già detto tutto e bene, posso linkare questo tuo post su Fb??? ;-)


Condividi, condividi... Sulle "scuole speciali" l'Italia ha fatto una scelta, ma sta di fatto che il "sostegno" così come è concepito crea comunque dei ghetti....

@ LaNoisette: grazie per lo spunto Prof!

 

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