domenica 29 aprile 2012

The game

In tutta la sua famiglia più o meno allargata, l'Economa è l'unica che non ha il problema dell'IMU, non essendo ancora proprietaria di immobili. Il problema ce l'hanno però tutti i suoi più stretti affini, quindi nella vita quotidiana le fatidiche tre lettere sono un po'pane quotidiano.

Ovviamente, con le elezioni amministrative di mezzo, l'aliquota dei vari Comuni non è ancora nota, quindi non solo le persone hanno una scadenza, ma non sanno quanto dovranno pagare, soprattutto per la maxi rata di dicembre.

Dati questi ingredienti, l'Economa si è messa al lavoro per dare almeno moralmente (ma anche materialmente, vedrete poi) una mano a un po'di persone. Ha creato un gioco: l'IMU game. Dato che le sirene della neuro si stanno avvicinando, spiego da dove è venuta l'idea.

I bloggers ammerecani hanno un po'la fissa dei conti deposito dedicati (va detto che molte banche on line lì regalano un  bonus semplicemente per aver aperto un conto e aver lasciato una somma non altissima ferma e buona buona per qualche mese). Hanno anche delle tecniche psicologiche abbastanza carine e parecchio efficaci per incrementare il risparmio finalizzato ad una spesa (la filosofia è: i soldi non sono solo questione di numeri, ma anche di convinzione). 

Date le premesse, abbiamo tutti i fattori per costruire il nostro gioco: una sfida, un traguardo, alcuni mesi di tempo.

Siori e siori, domani si comincia con le regole ed i mezzi! 

mercoledì 25 aprile 2012

Pazzi per la spesa: analisi bla bla bla. Parte seconda

Dalle premesse dello scorso post, potete ben capire che con i supermercati schizzinosi e la minore diffusione, il coupon sia molto meno diffuso da noi che in USA o UK. Quindi le coupon queen qui non avrebbero vita facile: bhé, a parte l'Economa che è una "couponer" per hobby, conosco persone, con lavori non stabili o casalinghe, che fanno la maggior parte della spesa con i buoni dei sondaggi, ma non è proprio la stessa cosa.

Qual è la vita di una coupon queen d'Oltreoceano? Il programma ha rivelato che le professioniste hanno iniziato la loro attività a causa della crisi economica. Sono quindi "Stay at home mom", donne il cui marito ha subito una diminuzione di stipendio o ha perso il lavoro, o che hanno mutui pesantissimi da pagare. Hanno una buona conoscenza informatica, un grande cerchio di conoscenti e/o parenti e case stipate di merce.

Possono passare anche 60 ore alla settimana nella preparazione dei loro viaggi al supermercato (di solito ne fanno uno a settimana, a seconda delle offerte più convenienti) e grazie al programma, e ad una delle couponer che ha rivelato la sua pianificazione settimanale, possiamo sapere che questa attività può produrre un guadagno orario di 17 dollari l'ora. Dato che questo guadagno in realtà è in merce e non in dollari, ci sono rimasta parecchio male, perché non è così eclatante come pensavo (che fare con 1000 dollari di merce di cui la maggior parte è costituita da bibite analcoliche gasate?).

Ergo: la maggior parte dei coupon serve per acquistare merce alimentare inutile (o detersivi e detergenti vari, che invece sono utilissimi, ma di cui 40 confezioni sembrano un tantinello un'esagerazione).

La domanda che tutti ci poniamo è: cosa fanno con quella roba? Alcune famiglie conservano tutto (moriranno tra la carta igienica e la senape, penso), altre distribuiscono il bottino tra amici e parenti ed altre ancora organizzano ad intervalli regolari donazioni alle "Food banks", suddividendo quanto accumulato tra i poveri della zona in cui abitano, come ha fatto il ragazzo di questo sito. Ha vissuto per un mese con un budget di 31 dollari e grazie ai coupon ha rifornito di cibo un banco alimentare. Anche una delle persone di Extreme Couponing ha confessato che quasi tutto il frutto dei suoi sforzi va alle food banks.

Allora, tirando le somme, cosa ne penso del couponing? Che sarebbe una buona cosa che alcune promozioni si diffondessero anche da noi, almeno per rispetto ai clienti che ci si mettono di impegno. Va segnalato inoltre che molte catene di supermercati statunitensi hanno rivisto le proprie politiche di couponing per evitare eccessi da parte dei cosiddetti hoarders, i maghi del couponing estremo. In medio stat virtus, ma da noi non c'è nemmeno quello, la maggior parte delle volte....

lunedì 23 aprile 2012

domenica 22 aprile 2012

Pazzi per la spesa: analisi socio/cultural/economica. Prima parte.

Vi avevo minacciato venerdì e mantengo la parola.

Questo è il post introduttivo in cui si tentano spiegazioni, si rivelano verità nascoste e ci si imbizarrisce parlando di Extreme couponing. Siate affamati, siate folli e, soprattutto, siate pronti.

Iniziamo dalla realtà che conosciamo: se siete bravi/brave amministratori/amministratrici domestici/domestiche (da adesso in poi userò il femminile, e chi si è visto si è visto, perché odio il maschilismo grammaticale e non vorrete mica che raddoppi tutti i termini), dovreste aver iniziato a prendere confidenza con buoni sconto e buoni pasto/acquisto. 

Mia mamma, invece, ogni volta che tiro fuori il rettangolino in plastica o il foglietto di carta inizia a tremare, ed ha anche ragione perché una volta un direttore di supermercato non ci ha accettato un buono da 100 euro (ed aveva chiesto giorni prima di poterlo spendere lì) ed abbiamo dovuto mettere tutta la spesa a posto.

Non divaghiamo, e continuiamo dicendo che spesso il nostro prezioso coupon riporta la scritta "Non cumulabile con altre offerte in corso" che si traduce spesso con: "Non sognatevi di usarlo se il prodotto che volete acquistare scontato è anche in offerta speciale". 

Negli USA non è così, anzi, spesso le offerte riservate ai titolari di carta fedeltà si cumulano allegramente con i buoni, con risultati entusiasmanti. Per capire cosa sia la fidelizzazione per le catene americane, vi mostro un simpatico oggetto:

E'un portachiavi con "azzeccate" le micro fidelity card americane dei supermercati (c'è la tessera formato carta di credito e due o tre micro tessere da mettere sul portachiavi, in Italia sono sicura che lo faccia la catena Billa). Quindi l'utilizzo di queste carte (che negli USA sono purtroppo legalmente utilizzate per il profiling dei clienti, come del resto le carte di credito), viene ampiamente favorito.

Passiamo ai coupon: in Italia è abbastanza difficile trovarli. A parte un periodo d'oro in cui alla Stazione Termini la Coca Cola regalava pacchi di buoni sconto per la Coca Cola light (che la maggior parte delle persone gettavano e l'Economa ha collezionato per i suoi traffici loschi di punti omaggio), i buoni sconto si trovano nei giornali delle catene di supermercati (e sono quindi "dedicati"), in alcuni giornali delle case produttrici e sulle confezioni. Stop. Negli USA sono una tradizione dei giornali domenicali (in una delle puntate di Extreme couponing la protagonista andava a prendere i giornali di coupon consegnati davanti alle case che lei sapeva essere disabitate! Nulla in confronto di quella che entrava nel bidone di riciclaggio della carta). 

Poi ci sono i Blinkies, distributori di coupon messi nei negozi accanto al prodotto scontabile (in Italia durerebbero tra i sei e i sette secondi...), i Catalina, buoni poco diffusi da noi, praticamente quelli che escono assieme allo scontrino, e le offerte BOGO (Buy one, get one, compri uno, uno in regalo). Altro tipo di offerta è quella di prova in cui, mandando al produttore un incarto promozionato, si riceve un buono acquisto per un'altra confezione di prodotto).
Possono anche essere stampati da internet con un codice univoco (uno per indirizzo ip e no, se li fotocopiate non potete riutilizzarli) dai siti del produttore (e possono essere cumulati con quelli dei supermercati). 

Detto questo, nel prossimo post parleremo della vita delle coupon queens (ma c'è anche qualche king...).

venerdì 20 aprile 2012

Era questo il post che avrei dovuto scrivere: critica televisiva Economa. Pazzi per la spesa (o come caspita l'hanno tradotto)

Ecco il post che era in programma per domenica.

Il digitale terrestre ha portato nella vita dell'Economa un sacco di canali nuovi. A parte quelli che vi aspettereste (Rai Storia, Rai 5, roba triste....), ne ho scoperti un paio adattissimi al post cena, post riordino della magione, sottofondo ideale allo studio dei volantini dei supermercati ed al conteggio punti omaggio.

Uno di questi è Real Time. Che oltretutto dà dipendenza, se si ha l'accortezza di seguire i programmi non tutti i giorni (la tredicesima puntata di seguito de "Il boss delle torte" crea repulsione, sapevatelo).
Da qualche settimana viene trasmessa la versione tradotta di Extreme couponing. Lo fanno la sera tardi. L'Economa preferisce vederlo in lingua originale, quindi vede spezzoni in giro per la rete: è un programma dove seguono gli/le extreme couponers, gente che con l'analisi comparata dei buoni sconto compra derrate alimentari per un esercito a pochissimo prezzo.

Questo post è solo sulla critica al programma, il prossimo sarà sulle differenze tra Italia e USA sui buoni sconto, ma si è aperto un mondo.

Ovviamente, a partecipare sono le cosiddette Coupon Queens (c'era anche un king!), persone che passano ore, ed ore, ed ore ogni benedetta settimana a ritagliare, stampare, classificare e analizzare coupons (ed una deve imparare anche cosa siano i blinkies, i Catalina, le offerte BOGO...).

Il programma segue due persone a puntata, e lo schema è: il/la couponer cerca i buoni, seleziona i buoni, analizza le offerte, va a far la spesa, riempie 6/7 carrelli e spende pochissimo.

Fine.

Un paio di volte è divertente, poi ti annoi (tipo il Boss delle torte). Dato che l'Economa è scema, si è messa a fare l'analisi economica/sociologica/comparativa del coupon. E si è arrabbiata (che strano...).
Perché?

sabato 14 aprile 2012

Volevo scrivere un altro post

Ma mi è saltato all'occhio un articolo del Corriere on line di oggi ed ho cambiato direzione.

Crisi economica, 23 suicidi nel 2012

9 suicidi su 23 in Veneto, l'ultimo di un imprenditore agricolo. I dati sono della Cgia di Mestre, e possiamo parlarne a lungo, sia sul piano umano che economico. Volevo però riportarvi una parte del breve articolo

"Secondo i dati diffusi dall'osservatorio mestrino, il 49,6% delle aziende chiude i battenti entro i primi 5 anni di vita e solo da inizio 2012. "

Vi posso dire che spannometricamente, si chiude entro 3 anni, quando iniziano ad arrivare le tasse da pagare (ci si arrabbatta, poi con la mazzata si chiude).

«La grave difficoltà che stanno vivendo le imprese, soprattutto quelle guidate da neoimprenditori - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - è causata da tasse, burocrazia, ma soprattutto mancanza di liquidità. Sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo"

Vero, soprattutto se l'investimento iniziale (racimolato grazie all'aiuto di amici e parenti, perché le banche ormai non prestano nemmeno con la garanzia di immobili) non si ripaga. I soldi fanno la vigna, ma la vigna non sempre fa i soldi.

"È vero che molte persone, soprattutto giovani, tentano la via dell'autoimpresa senza avere il know how necessario, tuttavia è un segnale preoccupante anche alla luce delle tragedie che si stanno consumando in questi ultimi mesi".

Qui l'asino non casca. Crolla. Il sistema industriale all'Italiana, quello basato sulla lira svalutata, il lavoro nero, la scarsa attenzione a ricerca e sviluppo, misure per limitare la concorrenza dall'estero, ha avuto successo fino all'inizio degli anni 2000. Ora non ci sono più le condizioni per inventarsi imprenditori, i garages trasformati in micro fabbriche non bastano più. Eppure, tante persone ci provano, investendo i risparmi di genitori o i propri, se hanno perso il lavoro. Aprono partite iva per riciclarsi come artigiani, soprattutto nell'edilizia in crisi, rilevano attività commerciali, senza avere la formazione necessaria. In un paese dove si cercano laureati in economia ed ingegneria, in scienze infermieristiche e statistica, ci si improvvisa capitani d'industria. Dove servono operai specializzati, personale turistico con conoscenza delle lingue e contabili esperti, si apre la partita IVA come manovale non rifinito. Forse, dovremmo ripensare un intero sistema economico?

Dovremmo organizzare una tavola rotonda

Mattia, Turz e la sottoscritta. Moderatrice, laProf.
Potrebbe durare molto, molto, molto a lungo...

Questo per dire che sto preparando il commento sul budget.

lunedì 9 aprile 2012

Sapete cosa sta andando via dall'Italia?

La piccola borghesia italiana ha sempre avuto una serie di investimenti classici, tra cui spiccano la casa o le case e.... l'oro.
Chi non ha ricevuto per il battesimo/comunione/cresima la catenina, il braccialetto, la sterlina (se si è particolarmente fortunati)? Della casa parleremo, ma oggi affronteremo l'argomento oro.
Come al solito, se n'era accorto due anni fa Mattia Butta a Madrid: la Spagna era già in crisi nera, e a Puerta del Sol Mattia ha contato ben 7 Compro oro. Ormai in tutte le città spuntano come funghi, ogni tanto la Guardia di Finanza ne fa chiudere qualcuno, ma altri rimangono.

Spinta da una video inchiesta del Corriere della Sera, ho iniziato a informarmi, sulla base di un'affermazione fatta da un signore durante l'intervista: nel 2011 l'Italia, pur non avendo miniere, è stato il maggior produttore di oro al mondo e in Italia ci sono 7500 tonnellate di oro in gioielli!

Con la crisi, ovviamente, molte persone hanno iniziato a vendere o impegnare l'oro per affrontare, magari, spese impreviste (sul pegno: a Roma il Monte di Pietà è un'istituzione e quasi tutti prima del boom economico in caso di necessità "battezzavano" l'oro al Monte).

Ma ci siamo chiesti che fine fa l'oro?

Una volta la risposta sarebbe stata semplice: le industrie orafe di Arezzo e Valenza Po assorbivano quasi tutto l'oro rifuso e questa ricchezza rimaneva in Italia, anzi, contribuiva ad un importante settore industriale.

Ora, invece, dalle più di
500 tonnellate d'oro lavorate ad Arezzo nel 1998 siamo scesi a 100, ma Arezzo e Valenza hanno ancora un ruolo importante come sedi di lavorazione e purificazione. In sostanza, le nostre catenine e i nostri bracciali vengono fusi, purificati dai metalli che ne costituiscono il 25% e diventano lucenti lingotti.

Che partono per la Svizzera. E dalla Svizzera vanno... in Germania, in Cina, in India, come oro fisico da investimento (ricordate, mai più del 5-10% del patrimonio in oro!). Sto parlando del regolare, eh, mica del nero (che con l'oro è sempre stato un bel po').

Ed un altra fetta della ricchezza italica prende il largo... avete altri aneddoti?

domenica 8 aprile 2012

5 dicembre 2009

Il 5 dicembre 2009 ho pubblicato questo post sul paese in ansia.

Il 5 aprile 2012 è uscita questa notizia.

La leggendaria propensione al risparmio della famiglia italiana sta dando fiato ad un intero paese, ma non si riesce più a risparmiare e si erode, se c'è, quello che si è messo da parte.

Datemi i vostri pareri.... poi vi stupirò con un dato non ovvio.

sabato 7 aprile 2012

I commenti al post del budget

Il post del budget ha avuto i suoi bei commenti interessanti, e mi pare giusto rispondere alle intuizioni dei lettori.

La Prof, ad esempio, ha detto:

Mmm... Devo riuscire a farlo tenendo conto che ormai gestisco tutto online o direttamente con versamenti in banca. Sai che questo rende più facile spendere, vero?

Certo che rende più facile spendere, ma rende anche più facile tenere conto. Se ti trovi di più con i cari, vecchi, fruscianti contanti, preleva quello che hai stabilito, usa il metodo delle buste e basa su quello il tuo budget.

Kmagnet ha chiosato

Vero, una volta andavo a fare la spesa senza bancomat e quindi dovevo farmi bastare i soldi che avevo nel portafoglio... ogni prodotto aggiunto al carrello lo conteggiavo arrotondando per difetto... col bancomat cerco di limitarmi il più possibile. Ho detto cerco!

Come ho già detto alla Prof il bancomat ha i suoi pro e i suoi contro, se pensi di sforare con le carte, ripassa ai contanti.

Kermitilrospo invece

io in effetti tenevo la contabilità ma riuscivo a risparmiare così tanto che organizzare il budget aveva davvero poco senso. credo sia utilissimo e mi impegnerò (GIURO) a farlo!

Me lo hai promesso in tutte le salse... io ci conto, altrimenti sai qual è la punizione.


Turz infine

Magari fosse così facile :-)

L'abbigliamento cos'è, necessità o sfizio? Il regalo di natale alla mamma è necessità o sfizio? La donna delle pulizie è necessità o sfizio? La macchina è necessità o sfizio?

Comunque date retta all'Economa: fatelo, questo budget. Fatelo, perché solo facendolo vi verranno in mente queste domande, e solo facendolo potrete trovare le difficili risposte.

Allora, i tre argomenti da te trattati sono tra i più difficili, io li considero per la maggior parte sfizi, ma per un motivo prettamente pratico: tendo a spendere di più per gli altri che per me stessa (tra grosso regalo alla mamma a Natale e nuovo maglione, opto senza dubbio per il primo). In questo modo limito ulteriormente i miei sfizi e gratifico qualcuno a cui voglio bene.

La donna delle pulizie invece può essere una vera e propria necessità (orari di lavoro impossibili, ma anche guadagno di tempo per attività più rilassanti o per lo studio) come al solito dipende dalle entrate e dall'organizzazione del tempo.

giovedì 5 aprile 2012

Ed anche questa volta...

... La campagna Zzub ha portato ad una vincita di due ulteriori uova Lindt!
Grazie!!!

martedì 3 aprile 2012

Finalmente....


A casa Economa è arrivato l'uovo della campagna Zzub-Lindt!!! Per la gioia di grandi, piccini e genitori, è il Lindor al latte da 220 grammi!

Va'come l'è bel!

Per il resto dell'avventura, cliccate sul link al blog commerciale!

domenica 1 aprile 2012

Lettura interessante e corollario

Ieri dal blogroll del mio amichetto Kermitilrospo (vi consiglio vivamente anche la lettura del suo blog narrazione del Camino Ingles) sono arrivata ad un articolo del blog Kein Pfush.

Premetto che sono perfettamente d'accordo con quanto affermato con l'autore nel post e nei commenti, quindi volevo semplicemente chiosare con un piccolo corollario.

Negli ultimi anni, molti start up italici, soprattutto commerciali, sono stati finanziati non dalle banche ma.... dalla banca personale di noi italiani, cioé i risparmi di genitori, parenti e affini. Al momento della pensione, parecchi cittadini hanno investito il loro TFR (o liquidazione, o quei soldi che vi danno al momento di andare in ferie per molto tempo) per comperare o avviare un'attività per i figli ancora senza un mestiere. Altri genitori, più giovani, hanno fatto cessioni del quinto (i nostri genitori con busta paga hanno generalmente più accesso al credito rispetto alle nuove generazioni) e prestiti per aiutare i discendenti e gli affini. Altri hanno fatto ambo, impegnando TFR e facendo la cessione del Quinto sulla pensione.


Sapendo che nei centri storici è in corso la cessione del cerino acceso da parte di vecchie volpi del commercio che cedono attività e locali commerciali in crisi a persone inesperte facendosi profumatamente pagare per la cessione e per i mesi di affitto in anticipo, secondo voi qual è la durata media di tante attività di start up tipo quella della panetteria descritta da Uriel Fanelli?

Quindi che fine sta facendo parte del risparmio degli Italiani?